sabato 23 novembre 2019

167 - Autoaggressività, aggressività sana, serenità Ecco un altra trascrizione dei miei seminari.  Trovate il video su: Youtube Gian Luigi Pirovano video n° 21 


Perché parto dall’autoaggressività? Molte volte non ci rendiamo conto che non c’è solo un'aggressività verso l'esterno. Molte nostre decisione le prendiamo senza renderci conto che sono contro di noi e che ci fanno del male.
Aggressività sana. Esiste in psicologia e la chiamiamo assertività. Essere consapevoli di me, delle mie risorse e dei miei limiti e pormi così nei confronti di me stesso e degli altri. Se si riesce ad essere assertivi, allora si può anche essere sereni.
Quello che vedremo oggi è in gran parte un rielaborazione del lavoro di un biologo Henry Laborit, che ha lavorato molto sull'aggressività.
Autoaggresività. Noi abbiamo due sistemi nel nostro cervello. Uno è centrato sull'amigdala, una ghiandola a forma di mandorla al centro del nostro cervello. E cosa succede dentro di noi? Se osserviamo la nostra storia, la maggior parte di essa è una storia animale perchè abbiamo alle spalle 3,8 miliardi di vita animale e solo 200.000 anni da Homo Sapiens. Questo conta: i nostri istinti sono molto più radicati rispetto alla nostra razionalità. L'istinto della ricerca del piacere immediato è fortissimo in noi come animali. Gli strumenti che abbiamo per soddisfarlo sono tre: attacco, fuga e tanatosi. Tanatosi: cioè ci immobilizziamo per aspettare ed essere pronti a decidere se attaccare o scappare. Vi sarà capitato di vedere degli insetti, toccarli, e vederli mettersi quasi a gambe per aria come per dire: sono morto, non ti servo a niente, lasciami perdere. E' la tanatosi. Il problema è che mentre gli animali reagiscono attraverso questi istinti, noi che abbiamo qualcosa in più, un sistema di consapevolezza, se ci blocchiamo, se continuiamo a bloccarci, il rischio è quello della depressione e delle malattie, perché blocchiamo tutte le nostre energie. Se il conflitto diventa cronico, se il blocco della nostra aggressività naturale, positiva, che è quello di misurarsi, di essere assertivi si blocca, possono arrivare malattie, psicosi, nevrosi, depressioni, ecc. Se blocco le emozioni blocco soprattutto l'emisfero destro. Se blocco la capacità di riflettere, di ragionare, blocco prevalentemente l'emisfero sinistro. Ora, se sono impaurito che succede? Succede che il mio emisfero razionale, il sinistro, tende a bloccarsi e sono preda dell'emisfero destro, delle emozioni. Posso prendere delle decisioni sbagliate. L’amigdala, il centro della nostra animalità, non più inibita dal lobo frontale sinistro che è quello della razionalità, ha il sopravvento, ed ecco paura e panico, il sopravvento delle emozioni. E cosa succede? Alcune sostanze come dopamina, adrenalina, serotonina,…crescono e altre, come la noradrenalina,.... diminuiscono, e il nostro sistema immunitario si inibisce. E si inibisce anche la nostra rigenerazione cellulare. E cosa succede? La creatività, la memoria, le capacità del nostro organismo di elaborare di riducono: ecco apparire malattie organiche e malattie relazionali. Questo succede quando noi ci blocchiamo nella nostra aggressività sana.
Ecco un esperimento significativo di Laborit coi topolini da laboratorio.
Laborit ha messo in topolino nella gabbietta dove il pavimento ogni tanto dava delle scariche elettriche. Questo topolino non avveva possibilità di fuga e alla fine si è ammalato.
Seconda gabbietta: solo metà gabbia ha ogni tanto una scarica elettrica. Il topolino cerca un posto dove non c’è scarica e si salva. Rimane sano.
Terza gabbettaa: 2 topolini e ogni tanto scarica elettrica su tutto il pavimento. All’inizio sono disorientati. Poi iniziano ad azzuffarsi l’un l’altro. La cosa che ci stupisce è che azzuffandosi restano sani.
Risultato: vi sarà capitato di dire a qualcuno, sfogati. Sfogarsi salva. Nel mondo animale questo funziona. Nel nostro mondo umano significa: sii assertivo, esprimiti, muoviti, reagisci in modo deciso, tranquillo e tenace e resterai sano. Non è facile essere assertivi in modo equilibrato. La biologia sembra premiare i meno buoni, cioè quelli che esprimono la loro aggressività e la scaricano ad esempio sui dipendenti, sulle persone che non riescono a difendersi. Ma sappiamo che nell'ambito umano sono vittorie apparenti. I problemi dell'umanità hanno il loro fondamento su questo sistema di vittorie apparenti. Le conquiste sociali si basano invece su vittorie vere, assertive. E cosa succede alle persone che non riescono a difendersi? O ci si sfoga sui altri o ci si sfoga contro se stessi, si fa del male o ci si fa del male. Bisogna dire: sfogatevi? No. Noi tutti studiamo la storia, e abbiamo studiato un sacco di guerre. La storia è una sequela di guerre. E ora scopriamo che con le rivoluzioni industriali abbiamo messo in atto anche dei meccanismi perversi che ci stanno togliendo l'aria perchè l'abbiamo inquinata: abbiamo messo in atto comportamenti che vediamo risultare autoggressivi, causando il cambiamento climatico.
I geologi hanno deciso che dal 16 luglio 1945 non siamo più nell'Olocene ma l'era geologica è cambiata e la chiamano Antropocene: per la prima volta la parola uomo, antropos in greco, determina un'era geologica. Prima era la natura a determinare le ere, ora l'uomo ha dato per la prima volta il suo contributo, che si rivela però negativo per la vita umana.
A cominciare dalla rivoluzione industriale del 1700 abbiamo messo in atto dei comportamenti aggressivi verso il mondo che ci ospita e, senza accorgercene, meccanismi aggressivi verso noi stessi. O ora ci stiamo chiedendo che fare. Vi chiederete perché il 16 luglio del 1945 inizia l' Antropocene se la rivoluzione industriale è iniziata nel 1700. Perchè c’è stato un cambiamento epocale: la bomba atomica. Il 16 luglio 1945 è la data in cui gli Stati Uniti per la prima volta hanno sperimentato la bomba atomica in un loro deserto. Aggressività verso l’ambiente e autoaggressività: perchè se la Terra continuerebbe a vivere anche con l'inquinamento atomico, potrebbe però non essere più in grado di ospitarci, di ospitare la vita. La tera non ha bisogno di noi, noi siamo solo una delle tante specie. Le specie attualmente viventi sono lo 0,1% di quelle finora esistite. Quindi anche se sparissimo non cambierebbe nulla per la Terra.
Gli animali selvatici in genere con azione, inibizione, attacco e fuga riescono ad andare avanti finché non hanno degli incidenti, o la vecchiaia. L'animale domestico è un po' diverso perchè l'interazione con l'uomo lo rende più fragile. L’uomo cosa ha di diverso? Abbiamo i 2 lobi prefrontali e quei 3mm di corteccia cerebrale che ci distinguono dagli animali. Questo ci fa animali simbolici. Significa che per noi conta più il vissuto che la realtà. L’animale vede uno che lo vuole attaccare e allora attacca, o scappa o va in tanatosi. Noi possiamo anche immaginare qualcosa di diverso dalla realtà e reagire alla nostra immaginazione invece che alla realtà. Ricorderete Epitteto che scriveva:”non sono le cose che contano, ma quello che noi immaginiamo delle cose”. Voi avete presente Mandela: ne ha vissute di cose tremende, ma è riuscito a coltivare dentro di sé un vissuto che lo ha portato a sopportare anni di prigione e ad uscire con un'energia che gli ha consentito di cominciare a cambiare un paese come il Sud Africa. Conosciamo anche delle persone con handicap che hanno una serenità incredibile e ci chiediamo come fanno a trovare questa energia: sanno coltivare in un immaginario positivo, nonostante la durezza della realtà.
Noi abbiamo un doppio bisogno psicologico: anzitutto il bisogno di potere, di affermarci. Ognuno di noi ha un valore unico, ha un mare di pregi, assieme a un mare di limiti. Tutti noi tendiamo ad affermarci.
Il secondo bisogno: abbiamo anche un estremo bisogno di relazioni. Due cose che possono andare in collisione: io posso affermare me stesso a tal punto da schiacciare gli altri, oppure ho un tale bisogno di relazione insoddisfatto, che mi relaziono a tutti i costi autoschiacciandomi senza rendermene conto. Se il bisogno di potere è sano genera complementarietà, si è colleghi, collaboratori, ognuno ha il proprio ruolo, c'è interrelazione, collaborazione. Se il bisogno di relazione è sano, la relazione è una relazione di intimità, di vicinanza piacevole. Ma cosa succede se il bisogno di affermarci e il bisogno di relazione si confondono e non riescono ad avere chiarezza? Ecco che arrivano le autoaggresività, le aggressività pesanti, la sottomissione, ecc.
Perché accetto e metto in atto questi atteggiamenti di autoaggresività e aggressività? Perché ne traggo un vantaggio illusorio attraverso un attaccamento ad una farsa immagine di sè. Quale è la falsa immagine di sé? Io ho bisogno di te per cui sono pronto a tutto. Io Io ho bisogno di te: o mi sottometto o ti schiaccio e ti faccio prigioniero. Illudendoci di avere in cambio amore, stima, riconoscimento, ricchezza, sicurezza. Pensate alle relazioni distorte che conoscete, dove il bisogno di autoaffermazione e il bisogno di relazione entrano in collisione e non sono in equilibrio.
Freud dice che proprio perché siamo animali simbolici siamo bravissimi a creare giustificazioni, quelle giustificazioni che a volte avete sentito chiamare razionalizzazioni. Cioè ci attacchiamo ad un'immagine, ad un'illusione fasulla, ad una razionalizzazione. Spesso senza accorgercene. Ci facciamo inconsapevolmente un' autoipnosi negativa invece di soddisfare i nostri bisogni positivi e di mettere in equilibrio il bisogno di essere se stesso e il bisogno di relazione. Quando riusciamo invece a farci un'aitoipnosi positiva, cioè quando il mio immaginario, che mi differenzia dagli animali , lo gestisco in positivo, allora sono ok.
Il condizionamento sociale è fortissimo in tutto questo. Simon Weil diceva: la sofferenza è quasi sempre sociale. Noi siamo animali sociali, nasciamo da una relazione e abbiamo bisogno di relazione. Se la gestiamo è splendido, ma non è così semplice altrimenti non ci spiegheremmo come mai le statistiche ci dicono che la metà delle coppie si lascia, un altro 30% sta male insieme ,e solo il 2% riesce a costruire il piacer edi stare insieme.
Platone ci dice: il giudizio sociale è la grande bestia:. Frasi come cosa diranno, cosa penseranno, sono segnali problematici. Siamo animali che immaginano, ed ecco: i giudizi immaginati, i giudizi degli altri. Se interiorizziamo il giudizio degli altri ci allontaniamo da noi stessi, è sempre fondamentale ricordarlo ai ragazzi. Quando i ragazzi cominciano le frasi dicendo: ma cosa diranno ... li devi fermare e domandargli: ma tu, cosa pensi? Riuscire a metterli in contatto con sé stessi, con la propria parte più profonda. Quando temiamo il giudizio degli altri,ci allontaniamo da noi stessi e ci autoaggrediamo.
L'ambiente in cui ci troviamo, la pubblicità, la propaganda., le pubbliche relazioni, i social: persone abili in comunicazione e senza consapevolezza emotiva utilizzano tutto questo per dominare e per ingabbiare. E qui c'è tutto il tema della comunicazione sociale che condiziona enormemente il nostro immaginario.
Ora vediamo la patata bollente del senso di colpa. Cosa succede quando noi ci inibiamo in modo errato? Succede una cosa stranissima: iniziamo a immaginare in maniera negativa quello che succede nell'ambiente, il giudizio degli altri e facilmente possiamo entrare in colpa, ci sentiamo sbagliati. Ci diciamo in qualche modo: è forse colpa mia, mi merito una punizione. Noi lo vediamo abbastanza all'inizio della pubertà nelle scuole medie, dove c'è una difficoltà a trovare se stessi e a trovare un equilibrio nella relazione con gli altri. E ci sono bimbi che si tagliano, che si strappano i capelli. Autoaggressività per punirsi, un odio verso di sé, la difficoltà a trovare l'assertività, a trovare se stessi in adolescenza.
Ora vediamo la rabbia. Ecco un altro elemento che ci differenzia dagli animali: siamo esseri proiettivi. Quello che noi proviamo tendiamo a vederlo anche negli altri, a proiettarlo negli altri. Se sono arrabbiato tendo a vedere gli altri arrabbiati come me. Se tendo ad essere aggressivo, tendo a vedere l'aggressività anche negli altri. Ma se io proietto serenità è chiaro che mi ritorna serenità. E via via con tutte le emozioni. Se proietto rabbia e aggressività qual sarà il risultato? Più rabbia senza consapevolezza, più paura, più senso di colpa. Se non sto bene comincio a deprimermi, ad avere più inibizione all'azione, più rabbia, ecc.....un circolo vizioso.
Abbiamo una creatività immensa anche nell'autopunirci. Ad esempio, se scelgo e insisto con un partner sbagliato, col quale sto male, non faccio altro che alimentare un meccanismo di autopunizione. Non è facile venirne fuori. Anche se scelgo ed insisto su un lavoro, su una scelta che sento essere sbagliata. Lo vedo nei licei, ragazzi che scelgono la scuola perché i genitori glielo hanno imposto e continuano ad andare avanti e non trovano quella forza, quella capacità di ribellarsi e affermare i propri desideri, le proprie scelte. Insisto in soluzioni sbagliate, cerco inconsapevolmente il mio male.
Siamo un organismo direzionale. Cosa intendo con organismo direzionale? Poichè siamo esseri simbolici, i simboli che coltiviamo ci danno la direzione, indirizzano il timore della nostra vita. Se coltivo pensieri di timore e di paura, l'organismo che è governato dal mio cervello comincerà a stare male. Vi capita di avere mal di stomaco, mal di pancia, mal di testa, ecc.? Quante volte l'avete interpretato come paura, rabbia, preoccupazione che non riuscivate ad esprimere, ad elaborare? San Paolo in una lettera ai Romani scriveva:"io non compio il bene che voglio ma faccio il male che non voglio". Faccio inconsapevolmente scelte sbagliate.
Vediamo ora le superstizioni. Vediamo il malocchio. In Sardegna ho notato che è vivo questo meccanismo. Alla domanda: come stai? La risposta non è quasi mai: bene. Se qualcosa va bene può diventare pericoloso perché dovrò poi pagare i il conto. Una persona aveva un bellissimo albero di limone. Qualcuno le ha detto che era bellissimo. Dopo un po' rivedo la persona e mi dice che l'albero si è seccato a causa di quella frase: che bello il tuo albero di limone. Se qualcosa va bene, per forza pi deve andar male. Un esempio di superstizione.
Sono molti i meccanismi coi quali ci autoaggrediamo. Se mi punisco da solo, l'Io non c'è l'ha più con me. Pensate a quegli adolescenti che abbiamo detto si tagliano, ecc.. Un pensiero che può esserci dietro è: se mi faccio del male da solo gli altri ce l'hanno meno con me, mi compiangono, non mi danno più addosso. E faccio inconsapevolmente scelte sbagliate scegliendo atti compensativi autoaggressivi.
Interessanti le teorie ombrello di Freud: mi giustifico trovando una scusa, arrampicandomi sui vetri, razionalizzando. Sto male? Allora cosa faccio: compenso con sostanze psicoattive, droghe, sesso, sadismo, cibo, ecc. Altra scelta compensativa: buttarsi sul denaro. Tutta la società occidentale si è buttata da tempo sul denaro e oggi stiamo riflettendo sulle conseguenze. I nuovi economisti stanno riflettendo su tutto ciò, e stanno parlando di mancanza di etica in economia (il premio Nobel Amartya Sen). È un economia che ha bisogno di I piaceri compensativi. Oggi ci troviamo a dover risolvere un mare di problemi per il modo che abbiamo nel nostro mondo occidentale di costruire piaceri compensativi. Noi oggi abbiamo uno stile di vita che tutto il mondo vorrebbe avere ma che la terra non potrà mai reggere se allargato a tutte le popolazioni mondiali. E ci stiamo chiedendo come fare ora a costruire quella solidarietà che dal 1492 non abbiamo mai costruito.
C'è un assiduo bisogno di perfezione in tutti noi, vorremmo, vorremmo, vorremmo.. Alla natura va benissimo questo voler essere perfetti perché spinge la creatività e il cambiamento. Ma la consapevolezza dei limiti è fondamentale
Noi siamo qui al Distretto della Creatività di Alghero, partita nel 2014 con le associazioni di ResPublica. Una sua componente si è allontanata alla nascita di ResPublica. Si era partiti con un orto biologico e si voleva aggiungere, con la nascita di ResPublica, un insieme di iniziative culturali. Chi si è staccato pensava che la perfezione fosse l'orto, la natura. Gli altri avevano un altro ideale di perfezione: l'orto sì, ma anche la socialità. Se siete in un'associazione è abbastanza frequente che prima o poi si spacchi. Quando lavora la spinta alla perfezione noi spacchiamo, dividiamo, senza renderci conto che qualunque realtà che noi costruiamo avrà dei limiti, dei problemi, dei piaceri compensativi. La consapevolezza dei limiti aiuta invece a continuare a stare assieme.
La comunicazione sociale ci offre continuamente quelle che Freud chiama le teorie ombrello. Cioè: ci arrampichiamo sugli specchi cercando mille giustificazioni. Sono delle illusioni. Ma per la matura le spaccature prodotte dalle teorie ombrello e dalla voglia di perfezione vanno benissimo perché la natura così cresce verso nuove esperienze. Alla natura non interessa la nostra felicità. A lei interessa solo continuare a sperimentare, sperimentare, sperimentare la vita e per farlo bisogna che ci spinga continuamente a spaccare, a illudere che si costruiranno cose nuove e perfette. Noi con la nostra consapevolezza possiamo gestire tutto questo. Ma non è facile. Essere consapevoli che non riusciremo mai a creare un equilibrio perfetto, senza spaccature, è una cosa saggia da tenere a mente.
Serenità, pace, allegria e felicità? Gandhi: ”Se vuoi cambiare il mondo, cambia ora te stesso”. Aveva una consapevolezza enorme dei propri limiti, anche se veniva lodato. Era consapevole che stava facendo qualcosa, che non stava cambia il mondo, ma solo stava cercando di dare un'altra possibilità al popolo indiano, l' autonomia dall'Inghilterra. Ha lavorato per un obiettivo, con tutti i limiti e le consapevolezze.
Un altro tema è a complessità. Ecco alcuni spunti interessanti:
- In fondo ad ogni verità bisogna aggiungere che bisogna ricordarsi della verità opposta (Pascal).
- Le contraddizione è la regola del vero, la non contraddizione del falso (Hegel )
- Le verità profonde sono riconoscibili dal fatto che anche l'opposto a sua volta è una profonda verità (Heisenberg).
C'è una parola magica enantiodromia. Significa andare da una parte all'altra, da un punto ad un altro, da una verità all'altra, da un più a un meno, da destra a sinistraa passando per il centro, per l'equilibrio. Tutta la vita è così. Se non si trova un momento di equilibrio si va verso l'estremo opposto, poi si ritorna al primo estremo . Lo vediamo nella società, lo vediamo in tutte le democrazie. Quando al potere vi è la destra pensa di aver la verità e così la sinistra. Tutti hanno un po' di verità. Bisogna parlarsi, confrontarsi e trovare il modo di mettere insieme le varie verità personali. Se ricordate i seminari che ho fatto sulla gestione creativa dei conflitti, ricorderete la scuola di Boston e altre organizzazioni che lavorano sulla consapevolezza di tutto questo.
E ora l'amore. Quante volte avete sentito che chi è geloso è perché ama: è una teoria ombrello, una razionalizzazione che non funziona! Ci gioca invece la possessività, l'invidia, l'oppressione, la prevaricazione, il risentimento. L'amore è pari opportunità, libertà, umanità, solidarietà, creatività. È chiaro che creerò disordine se invece sarò vittima dell'aggressività o dell'autoaggressività. Non creerò libertà perché schiaccerò o mi farò schiacciare. Creatività: ma uno può essere molto creativo anche nell'opprimere o nel farsi del male.
E il lavoro. È un tema importante per tutti al giorno d'oggi. E' un tema difficile, depressivo. Non trovare lavoro porta a dirsi: non valgo, non c'è la faccio, non ci sono possibilità. Ragazzi che si chiedono perché devono studiare se poi non avranno un lavoro. Non vedono prospettive. E' una situazione difficile, ma solo se creo, se invento posso provare a venirne fuori.
L'altra parola chiave è flessibilità. E' quella che mi permette di non essere vittima del perfezionismo, dell'illusione della perfezione, dell'illusione della purezza, la flessibilità che mi consente di tener conto di tutte le diversità, di tutte le verità personali. Libertà, solidarietà e creatività. Se il mio vissuto, il mio immaginario è ok, avanti così. Se non è ok, o mi deprimo, o mi lamento, o accuso, o ho piaceri compensativi. Se invece agisco nel qui e ora, non starò a dire “non avrò lavoro”, ma inizierò a studiare e a crearmi un mondo di consapevolezza, di conoscenza. Se lo sviluppo è ok, sviluppo libertà, creatività. Se è distorto diventiamo riproduttori inconsapevoli di percorsi errati, distruttivi e autodistruttivi.
Internet ha un ruolo enorme: in qualsiasi parte del mondo si vede il nostro stile di vita occidentale. Ricorderete le navi stracariche di Albanesi arrivate in Puglia. Vedevano la nostra TV e pensavano che la nostra vita fosse tuta come in TV. Siccome il mondo oggi è diventato un villaggio, tutti vedono le disparità enormi che ci sono. Come trovare delle soluzioni dignitose per tutti? Se noi creiamo barriere, se noi inibiamo l'emigrazione, noi alla fine aggrediamo e ci autoaggrediamo. Se tutto il mondo avesse lo stile di vita dell'Italia ci vorrebbero le risorse di 2 terre e mezzo. Ovviamente ci sono nazioni che consumano invece solo l'1%. della Terra. È difficile dire ai giovani che non potranno permettersi lo stile di vita che abbiamo avuto negli ultimi 70 anni. Stiamo cercando di mettere delle barriere per poter mantenere questo stile di vita. Ma non è semplice e non è giusto.. Chiudersi, creare barriere significa non solo aggredire, ma anche, alla lunga, autoagggredirsi. Qualcuno prima o poi si arrabbierà
Infine la crisi odierna e la rottura della valvola di non ritorno.
Siamo nel 1492: Colombo scopre l'America e l'Occidente caccia, con la battaglia di Granada, gli Arabi dalla Spagna. Cambia il mondo e noi cominciamo a depredare America e Africa. Rubiamo e creiamo una valvola di non ritorno che restituisce ad America e Africa quasi nulla. Ad essere i predatori di turno potevano essere gli Arabi, ma sono stati sconfitti. Potevano essere i Cinesi che erano già arrivati in Africa e forse anche in America, ma nel 1453 decidono di abbandonare il mare e concentrarsi in Cina. Lì inizia un mondo di aggressività, autoaggressività. Dobbiamo sì imparare a controllare l'aggressività personale. Ma dobbiamo imparare anche come società a controllare l'aggressività delle Nazioni, delle Istituzioni, lo sfruttamento secolare del terzo mondo. O n.on ci sarà serenità

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