Perché parto dall’autoaggressività?
Molte volte non ci rendiamo conto che non c’è solo un'aggressività
verso l'esterno. Molte nostre decisione le prendiamo senza renderci
conto che sono contro di noi e che ci fanno del male.
Aggressività sana. Esiste in
psicologia e la chiamiamo assertività. Essere consapevoli di me,
delle mie risorse e dei miei limiti e pormi così nei confronti di me
stesso e degli altri. Se si riesce ad essere assertivi, allora si può
anche essere sereni.
Quello che vedremo oggi è in gran
parte un rielaborazione del lavoro di un biologo Henry Laborit, che
ha lavorato molto sull'aggressività.
Autoaggresività. Noi abbiamo due
sistemi nel nostro cervello. Uno è centrato sull'amigdala, una
ghiandola a forma di mandorla al centro del nostro cervello. E cosa
succede dentro di noi? Se osserviamo la nostra storia, la maggior
parte di essa è una storia animale perchè abbiamo alle spalle 3,8
miliardi di vita animale e solo 200.000 anni da Homo Sapiens. Questo
conta: i nostri istinti sono molto più radicati rispetto alla nostra
razionalità. L'istinto della ricerca del piacere immediato è
fortissimo in noi come animali. Gli strumenti che abbiamo per
soddisfarlo sono tre: attacco, fuga e tanatosi. Tanatosi: cioè ci
immobilizziamo per aspettare ed essere pronti a decidere se attaccare
o scappare. Vi sarà capitato di vedere degli insetti, toccarli, e
vederli mettersi quasi a gambe per aria come per dire: sono morto,
non ti servo a niente, lasciami perdere. E' la tanatosi. Il problema
è che mentre gli animali reagiscono attraverso questi istinti, noi
che abbiamo qualcosa in più, un sistema di consapevolezza, se ci
blocchiamo, se continuiamo a bloccarci, il rischio è quello della
depressione e delle malattie, perché blocchiamo tutte le nostre
energie. Se il conflitto diventa cronico, se il blocco della nostra
aggressività naturale, positiva, che è quello di misurarsi, di
essere assertivi si blocca, possono arrivare malattie, psicosi,
nevrosi, depressioni, ecc. Se blocco le emozioni blocco soprattutto
l'emisfero destro. Se blocco la capacità di riflettere, di
ragionare, blocco prevalentemente l'emisfero sinistro. Ora, se sono
impaurito che succede? Succede che il mio emisfero razionale, il
sinistro, tende a bloccarsi e sono preda dell'emisfero destro, delle
emozioni. Posso prendere delle decisioni sbagliate. L’amigdala, il
centro della nostra animalità, non più inibita dal lobo frontale
sinistro che è quello della razionalità, ha il sopravvento, ed ecco
paura e panico, il sopravvento delle emozioni. E cosa succede? Alcune
sostanze come dopamina, adrenalina, serotonina,…crescono e altre,
come la noradrenalina,.... diminuiscono, e il nostro sistema
immunitario si inibisce. E si inibisce anche la nostra rigenerazione
cellulare. E cosa succede? La creatività, la memoria, le capacità
del nostro organismo di elaborare di riducono: ecco apparire malattie
organiche e malattie relazionali. Questo succede quando noi ci
blocchiamo nella nostra aggressività sana.
Ecco un esperimento significativo di
Laborit coi topolini da laboratorio.
Laborit ha messo in topolino nella
gabbietta dove il pavimento ogni tanto dava delle scariche
elettriche. Questo topolino non avveva possibilità di fuga e alla
fine si è ammalato.
Seconda gabbietta: solo metà gabbia ha
ogni tanto una scarica elettrica. Il topolino cerca un posto dove non
c’è scarica e si salva. Rimane sano.
Terza gabbettaa: 2 topolini e ogni
tanto scarica elettrica su tutto il pavimento. All’inizio sono
disorientati. Poi iniziano ad azzuffarsi l’un l’altro. La cosa
che ci stupisce è che azzuffandosi restano sani.
Risultato: vi sarà capitato di dire a
qualcuno, sfogati. Sfogarsi salva. Nel mondo animale questo funziona.
Nel nostro mondo umano significa: sii assertivo, esprimiti, muoviti,
reagisci in modo deciso, tranquillo e tenace e resterai sano. Non è
facile essere assertivi in modo equilibrato. La biologia sembra
premiare i meno buoni, cioè quelli che esprimono la loro
aggressività e la scaricano ad esempio sui dipendenti, sulle persone
che non riescono a difendersi. Ma sappiamo che nell'ambito umano sono
vittorie apparenti. I problemi dell'umanità hanno il loro fondamento
su questo sistema di vittorie apparenti. Le conquiste sociali si
basano invece su vittorie vere, assertive. E cosa succede alle
persone che non riescono a difendersi? O ci si sfoga sui altri o ci
si sfoga contro se stessi, si fa del male o ci si fa del male.
Bisogna dire: sfogatevi? No. Noi tutti studiamo la storia, e abbiamo
studiato un sacco di guerre. La storia è una sequela di guerre. E
ora scopriamo che con le rivoluzioni industriali abbiamo messo in
atto anche dei meccanismi perversi che ci stanno togliendo l'aria
perchè l'abbiamo inquinata: abbiamo messo in atto comportamenti che
vediamo risultare autoggressivi, causando il cambiamento climatico.
I geologi hanno deciso che dal 16
luglio 1945 non siamo più nell'Olocene ma l'era geologica è
cambiata e la chiamano Antropocene: per la prima volta la parola
uomo, antropos in greco, determina un'era geologica. Prima era la
natura a determinare le ere, ora l'uomo ha dato per la prima volta il
suo contributo, che si rivela però negativo per la vita umana.
A cominciare dalla rivoluzione
industriale del 1700 abbiamo messo in atto dei comportamenti
aggressivi verso il mondo che ci ospita e, senza accorgercene,
meccanismi aggressivi verso noi stessi. O ora ci stiamo chiedendo che
fare. Vi chiederete perché il 16 luglio del 1945 inizia l'
Antropocene se la rivoluzione industriale è iniziata nel 1700.
Perchè c’è stato un cambiamento epocale: la bomba atomica. Il 16
luglio 1945 è la data in cui gli Stati Uniti per la prima volta
hanno sperimentato la bomba atomica in un loro deserto. Aggressività
verso l’ambiente e autoaggressività: perchè se la Terra
continuerebbe a vivere anche con l'inquinamento atomico, potrebbe
però non essere più in grado di ospitarci, di ospitare la vita. La
tera non ha bisogno di noi, noi siamo solo una delle tante specie.
Le specie attualmente viventi sono lo 0,1% di quelle finora esistite.
Quindi anche se sparissimo non cambierebbe nulla per la Terra.
Gli animali selvatici in genere con
azione, inibizione, attacco e fuga riescono ad andare avanti finché
non hanno degli incidenti, o la vecchiaia. L'animale domestico è un
po' diverso perchè l'interazione con l'uomo lo rende più fragile.
L’uomo cosa ha di diverso? Abbiamo i 2 lobi prefrontali e quei 3mm
di corteccia cerebrale che ci distinguono dagli animali. Questo ci fa
animali simbolici. Significa che per noi conta più il vissuto che la
realtà. L’animale vede uno che lo vuole attaccare e allora
attacca, o scappa o va in tanatosi. Noi possiamo anche immaginare
qualcosa di diverso dalla realtà e reagire alla nostra immaginazione
invece che alla realtà. Ricorderete Epitteto che scriveva:”non
sono le cose che contano, ma quello che noi immaginiamo delle cose”.
Voi avete presente Mandela: ne ha vissute di cose tremende, ma è
riuscito a coltivare dentro di sé un vissuto che lo ha portato a
sopportare anni di prigione e ad uscire con un'energia che gli ha
consentito di cominciare a cambiare un paese come il Sud Africa.
Conosciamo anche delle persone con handicap che hanno una serenità
incredibile e ci chiediamo come fanno a trovare questa energia: sanno
coltivare in un immaginario positivo, nonostante la durezza della
realtà.
Noi abbiamo un doppio bisogno
psicologico: anzitutto il bisogno di potere, di affermarci. Ognuno di
noi ha un valore unico, ha un mare di pregi, assieme a un mare di
limiti. Tutti noi tendiamo ad affermarci.
Il secondo bisogno: abbiamo anche un
estremo bisogno di relazioni. Due cose che possono andare in
collisione: io posso affermare me stesso a tal punto da schiacciare
gli altri, oppure ho un tale bisogno di relazione insoddisfatto, che
mi relaziono a tutti i costi autoschiacciandomi senza rendermene
conto. Se il bisogno di potere è sano genera complementarietà, si è
colleghi, collaboratori, ognuno ha il proprio ruolo, c'è
interrelazione, collaborazione. Se il bisogno di relazione è sano,
la relazione è una relazione di intimità, di vicinanza piacevole.
Ma cosa succede se il bisogno di affermarci e il bisogno di relazione
si confondono e non riescono ad avere chiarezza? Ecco che arrivano le
autoaggresività, le aggressività pesanti, la sottomissione, ecc.
Perché accetto e metto in atto questi
atteggiamenti di autoaggresività e aggressività? Perché ne traggo
un vantaggio illusorio attraverso un attaccamento ad una farsa
immagine di sè. Quale è la falsa immagine di sé? Io ho bisogno di
te per cui sono pronto a tutto. Io Io ho bisogno di te: o mi
sottometto o ti schiaccio e ti faccio prigioniero. Illudendoci di
avere in cambio amore, stima, riconoscimento, ricchezza,
sicurezza. Pensate alle relazioni distorte che conoscete, dove il
bisogno di autoaffermazione e il bisogno di relazione entrano in
collisione e non sono in equilibrio.
Freud dice che proprio perché siamo
animali simbolici siamo bravissimi a creare giustificazioni, quelle
giustificazioni che a volte avete sentito chiamare razionalizzazioni.
Cioè ci attacchiamo ad un'immagine, ad un'illusione fasulla, ad una
razionalizzazione. Spesso senza accorgercene. Ci facciamo
inconsapevolmente un' autoipnosi negativa invece di soddisfare i
nostri bisogni positivi e di mettere in equilibrio il bisogno di
essere se stesso e il bisogno di relazione. Quando riusciamo invece a
farci un'aitoipnosi positiva, cioè quando il mio immaginario, che mi
differenzia dagli animali , lo gestisco in positivo, allora sono ok.
Il condizionamento sociale è
fortissimo in tutto questo. Simon Weil diceva: la sofferenza è
quasi sempre sociale. Noi siamo animali sociali, nasciamo da una
relazione e abbiamo bisogno di relazione. Se la gestiamo è
splendido, ma non è così semplice altrimenti non ci spiegheremmo
come mai le statistiche ci dicono che la metà delle coppie si
lascia, un altro 30% sta male insieme ,e solo il 2% riesce a
costruire il piacer edi stare insieme.
Platone ci dice: il giudizio sociale è
la grande bestia:. Frasi come cosa diranno, cosa penseranno, sono
segnali problematici. Siamo animali che immaginano, ed ecco: i
giudizi immaginati, i giudizi degli altri. Se interiorizziamo il
giudizio degli altri ci allontaniamo da noi stessi, è sempre
fondamentale ricordarlo ai ragazzi. Quando i ragazzi cominciano le
frasi dicendo: ma cosa diranno ... li devi fermare e domandargli: ma
tu, cosa pensi? Riuscire a metterli in contatto con sé stessi, con
la propria parte più profonda. Quando temiamo il giudizio degli
altri,ci allontaniamo da noi stessi e ci autoaggrediamo.
L'ambiente in cui ci troviamo, la
pubblicità, la propaganda., le pubbliche relazioni, i social:
persone abili in comunicazione e senza consapevolezza emotiva
utilizzano tutto questo per dominare e per ingabbiare. E qui c'è
tutto il tema della comunicazione sociale che condiziona enormemente
il nostro immaginario.
Ora vediamo la patata bollente del
senso di colpa. Cosa succede quando noi ci inibiamo in modo errato?
Succede una cosa stranissima: iniziamo a immaginare in maniera
negativa quello che succede nell'ambiente, il giudizio degli altri e
facilmente possiamo entrare in colpa, ci sentiamo sbagliati. Ci
diciamo in qualche modo: è forse colpa mia, mi merito una punizione.
Noi lo vediamo abbastanza all'inizio della pubertà nelle scuole
medie, dove c'è una difficoltà a trovare se stessi e a trovare un
equilibrio nella relazione con gli altri. E ci sono bimbi che si
tagliano, che si strappano i capelli. Autoaggressività per punirsi,
un odio verso di sé, la difficoltà a trovare l'assertività, a
trovare se stessi in adolescenza.
Ora vediamo la rabbia. Ecco un altro
elemento che ci differenzia dagli animali: siamo esseri proiettivi.
Quello che noi proviamo tendiamo a vederlo anche negli altri, a
proiettarlo negli altri. Se sono arrabbiato tendo a vedere gli altri
arrabbiati come me. Se tendo ad essere aggressivo, tendo a vedere
l'aggressività anche negli altri. Ma se io proietto serenità è
chiaro che mi ritorna serenità. E via via con tutte le emozioni. Se
proietto rabbia e aggressività qual sarà il risultato? Più rabbia
senza consapevolezza, più paura, più senso di colpa. Se non sto
bene comincio a deprimermi, ad avere più inibizione all'azione, più
rabbia, ecc.....un circolo vizioso.
Abbiamo una creatività immensa anche
nell'autopunirci. Ad esempio, se scelgo e insisto con un partner
sbagliato, col quale sto male, non faccio altro che alimentare un
meccanismo di autopunizione. Non è facile venirne fuori. Anche se
scelgo ed insisto su un lavoro, su una scelta che sento essere
sbagliata. Lo vedo nei licei, ragazzi che scelgono la scuola perché
i genitori glielo hanno imposto e continuano ad andare avanti e non
trovano quella forza, quella capacità di ribellarsi e affermare i
propri desideri, le proprie scelte. Insisto in soluzioni sbagliate,
cerco inconsapevolmente il mio male.
Siamo un organismo direzionale. Cosa
intendo con organismo direzionale? Poichè siamo esseri simbolici, i
simboli che coltiviamo ci danno la direzione, indirizzano il timore
della nostra vita. Se coltivo pensieri di timore e di paura,
l'organismo che è governato dal mio cervello comincerà a stare
male. Vi capita di avere mal di stomaco, mal di pancia, mal di testa,
ecc.? Quante volte l'avete interpretato come paura, rabbia,
preoccupazione che non riuscivate ad esprimere, ad elaborare? San
Paolo in una lettera ai Romani scriveva:"io non compio il bene
che voglio ma faccio il male che non voglio". Faccio
inconsapevolmente scelte sbagliate.
Vediamo ora le superstizioni. Vediamo
il malocchio. In Sardegna ho notato che è vivo questo meccanismo.
Alla domanda: come stai? La risposta non è quasi mai: bene. Se
qualcosa va bene può diventare pericoloso perché dovrò poi pagare
i il conto. Una persona aveva un bellissimo albero di limone.
Qualcuno le ha detto che era bellissimo. Dopo un po' rivedo la
persona e mi dice che l'albero si è seccato a causa di quella frase:
che bello il tuo albero di limone. Se qualcosa va bene, per forza pi
deve andar male. Un esempio di superstizione.
Sono molti i meccanismi coi quali ci
autoaggrediamo. Se mi punisco da solo, l'Io non c'è l'ha più con
me. Pensate a quegli adolescenti che abbiamo detto si tagliano,
ecc.. Un pensiero che può esserci dietro è: se mi faccio del male
da solo gli altri ce l'hanno meno con me, mi compiangono, non mi
danno più addosso. E faccio inconsapevolmente scelte sbagliate
scegliendo atti compensativi autoaggressivi.
Interessanti le teorie ombrello di
Freud: mi giustifico trovando una scusa, arrampicandomi sui vetri,
razionalizzando. Sto male? Allora cosa faccio: compenso con sostanze
psicoattive, droghe, sesso, sadismo, cibo, ecc. Altra scelta
compensativa: buttarsi sul denaro. Tutta la società occidentale si è
buttata da tempo sul denaro e oggi stiamo riflettendo sulle
conseguenze. I nuovi economisti stanno riflettendo su tutto ciò, e
stanno parlando di mancanza di etica in economia (il premio Nobel
Amartya Sen). È un economia che ha bisogno di I piaceri
compensativi. Oggi ci troviamo a dover risolvere un mare di problemi
per il modo che abbiamo nel nostro mondo occidentale di costruire
piaceri compensativi. Noi oggi abbiamo uno stile di vita che tutto il
mondo vorrebbe avere ma che la terra non potrà mai reggere se
allargato a tutte le popolazioni mondiali. E ci stiamo chiedendo come
fare ora a costruire quella solidarietà che dal 1492 non abbiamo mai
costruito.
C'è un assiduo bisogno di perfezione
in tutti noi, vorremmo, vorremmo, vorremmo.. Alla natura va benissimo
questo voler essere perfetti perché spinge la creatività e il
cambiamento. Ma la consapevolezza dei limiti è fondamentale
Noi siamo qui al Distretto della
Creatività di Alghero, partita nel 2014 con le associazioni di
ResPublica. Una sua componente si è allontanata alla nascita di
ResPublica. Si era partiti con un orto biologico e si voleva
aggiungere, con la nascita di ResPublica, un insieme di iniziative
culturali. Chi si è staccato pensava che la perfezione fosse
l'orto, la natura. Gli altri avevano un altro ideale di perfezione:
l'orto sì, ma anche la socialità. Se siete in un'associazione è
abbastanza frequente che prima o poi si spacchi. Quando lavora la
spinta alla perfezione noi spacchiamo, dividiamo, senza renderci
conto che qualunque realtà che noi costruiamo avrà dei limiti, dei
problemi, dei piaceri compensativi. La consapevolezza dei limiti
aiuta invece a continuare a stare assieme.
La comunicazione sociale ci offre
continuamente quelle che Freud chiama le teorie ombrello. Cioè: ci
arrampichiamo sugli specchi cercando mille giustificazioni. Sono
delle illusioni. Ma per la matura le spaccature prodotte dalle teorie
ombrello e dalla voglia di perfezione vanno benissimo perché la
natura così cresce verso nuove esperienze. Alla natura non interessa
la nostra felicità. A lei interessa solo continuare a sperimentare,
sperimentare, sperimentare la vita e per farlo bisogna che ci spinga
continuamente a spaccare, a illudere che si costruiranno cose nuove e
perfette. Noi con la nostra consapevolezza possiamo gestire tutto
questo. Ma non è facile. Essere consapevoli che non riusciremo mai a
creare un equilibrio perfetto, senza spaccature, è una cosa saggia
da tenere a mente.
Serenità, pace, allegria e felicità?
Gandhi: ”Se vuoi cambiare il mondo, cambia ora te stesso”. Aveva
una consapevolezza enorme dei propri limiti, anche se veniva lodato.
Era consapevole che stava facendo qualcosa, che non stava cambia il
mondo, ma solo stava cercando di dare un'altra possibilità al popolo
indiano, l' autonomia dall'Inghilterra. Ha lavorato per un obiettivo,
con tutti i limiti e le consapevolezze.
Un altro tema è a complessità. Ecco
alcuni spunti interessanti:
- In fondo ad ogni verità bisogna
aggiungere che bisogna ricordarsi della verità opposta (Pascal).
- Le contraddizione è la regola del
vero, la non contraddizione del falso (Hegel )
- Le verità profonde sono
riconoscibili dal fatto che anche l'opposto a sua volta è una
profonda verità (Heisenberg).
C'è una parola magica enantiodromia.
Significa andare da una parte all'altra, da un punto ad un altro, da
una verità all'altra, da un più a un meno, da destra a sinistraa
passando per il centro, per l'equilibrio. Tutta la vita è così. Se
non si trova un momento di equilibrio si va verso l'estremo opposto,
poi si ritorna al primo estremo . Lo vediamo nella società, lo
vediamo in tutte le democrazie. Quando al potere vi è la destra
pensa di aver la verità e così la sinistra. Tutti hanno un po' di
verità. Bisogna parlarsi, confrontarsi e trovare il modo di mettere
insieme le varie verità personali. Se ricordate i seminari che ho
fatto sulla gestione creativa dei conflitti, ricorderete la scuola di
Boston e altre organizzazioni che lavorano sulla consapevolezza di
tutto questo.
E ora l'amore. Quante volte avete
sentito che chi è geloso è perché ama: è una teoria ombrello, una
razionalizzazione che non funziona! Ci gioca invece la possessività,
l'invidia, l'oppressione, la prevaricazione, il risentimento. L'amore
è pari opportunità, libertà, umanità, solidarietà, creatività.
È chiaro che creerò disordine se invece sarò vittima
dell'aggressività o dell'autoaggressività. Non creerò libertà
perché schiaccerò o mi farò schiacciare. Creatività: ma uno può
essere molto creativo anche nell'opprimere o nel farsi del male.
E il lavoro. È un tema importante per
tutti al giorno d'oggi. E' un tema difficile, depressivo. Non trovare
lavoro porta a dirsi: non valgo, non c'è la faccio, non ci sono
possibilità. Ragazzi che si chiedono perché devono studiare se poi
non avranno un lavoro. Non vedono prospettive. E' una situazione
difficile, ma solo se creo, se invento posso provare a venirne fuori.
L'altra parola chiave è flessibilità.
E' quella che mi permette di non essere vittima del perfezionismo,
dell'illusione della perfezione, dell'illusione della purezza, la
flessibilità che mi consente di tener conto di tutte le diversità,
di tutte le verità personali. Libertà, solidarietà e creatività.
Se il mio vissuto, il mio immaginario è ok, avanti così. Se non è
ok, o mi deprimo, o mi lamento, o accuso, o ho piaceri compensativi.
Se invece agisco nel qui e ora, non starò a dire “non avrò
lavoro”, ma inizierò a studiare e a crearmi un mondo di
consapevolezza, di conoscenza. Se lo sviluppo è ok, sviluppo
libertà, creatività. Se è distorto diventiamo riproduttori
inconsapevoli di percorsi errati, distruttivi e autodistruttivi.
Internet ha un ruolo enorme: in
qualsiasi parte del mondo si vede il nostro stile di vita
occidentale. Ricorderete le navi stracariche di Albanesi arrivate in
Puglia. Vedevano la nostra TV e pensavano che la nostra vita fosse
tuta come in TV. Siccome il mondo oggi è diventato un villaggio,
tutti vedono le disparità enormi che ci sono. Come trovare delle
soluzioni dignitose per tutti? Se noi creiamo barriere, se noi
inibiamo l'emigrazione, noi alla fine aggrediamo e ci autoaggrediamo.
Se tutto il mondo avesse lo stile di vita dell'Italia ci vorrebbero
le risorse di 2 terre e mezzo. Ovviamente ci sono nazioni che
consumano invece solo l'1%. della Terra. È difficile dire ai giovani
che non potranno permettersi lo stile di vita che abbiamo avuto negli
ultimi 70 anni. Stiamo cercando di mettere delle barriere per poter
mantenere questo stile di vita. Ma non è semplice e non è giusto..
Chiudersi, creare barriere significa non solo aggredire, ma anche,
alla lunga, autoagggredirsi. Qualcuno prima o poi si arrabbierà
Infine la crisi odierna e la rottura
della valvola di non ritorno.
Siamo nel 1492: Colombo scopre
l'America e l'Occidente caccia, con la battaglia di Granada, gli
Arabi dalla Spagna. Cambia il mondo e noi cominciamo a depredare
America e Africa. Rubiamo e creiamo una valvola di non ritorno che
restituisce ad America e Africa quasi nulla. Ad essere i predatori di
turno potevano essere gli Arabi, ma sono stati sconfitti. Potevano
essere i Cinesi che erano già arrivati in Africa e forse anche in
America, ma nel 1453 decidono di abbandonare il mare e concentrarsi
in Cina. Lì inizia un mondo di aggressività, autoaggressività.
Dobbiamo sì imparare a controllare l'aggressività personale. Ma
dobbiamo imparare anche come società a controllare l'aggressività
delle Nazioni, delle Istituzioni, lo sfruttamento secolare del terzo
mondo. O n.on ci sarà serenità
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